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QUANDO I CONTROLLI NON SONO SUFFICIENTI

Appalti

Corriere della Sera - Milano, 22 giugno 2014

Expo e gli altri grandi cantieri
«Gare senza alcun controllo»

L’indagine del Pirellone: assegnate anche 192 consulenze ora oggetto di indagini

Sei miliardi di euro di lavori pubblici, un affare gigantesco che passa per la costruzione di autostrade, ospedali, grattacieli e la direzione dei cantieri Expo: il tutto realizzato senza nessuno dei dovuti controlli da parte della Regione Lombardia. Antonio Rognoni ha potuto assegnare appalti con cifre da capogiro senza che nessuno a livello regionale verificasse - come avrebbe dovuto - la regolarità delle gare. Agli auditor è sfuggito persino un pacchetto di 192 consulenze fiduciarie. In sessanta pagine,consegnate in via riservata al procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati, ci sono i risultati della commissione regionale d’inchiesta istituita su Infrastrutture Lombarde, la holding creata nel ventennio formigoniano come cabina di regia delle grandi opere e guidata proprio da Rognoni.

Quattro anni di verifiche

Le indagini della magistratura hanno alzato il velo su (presunti) sodalizi per assegnare consulenze legali e fare vincere appalti ad amici degli amici.  Il periodo preso in considerazione va dal 2008 al 2012: quattro anni di grande lavoro per Infrastrutture Lombarde. Sono state poste le basi dei cantieri per 252 chilometri di autostrade (dalla Brebemi alla Pedemontana), costruiti sette ospedali (e avviati i progetti di altri 2), realizzato uno dei grattacieli più alti di Milano (il Palazzo Lombardia, sede della giunta e degli assessorati) e infine è iniziata la sfida per la gestione dei cantieri di Expo. L’obiettivo della commissione d’inchiesta?  «Vanno verificati il rispetto delle procedure di controllo interne a Infrastrutture e i comportamenti degli uffici regionali preposti alla vigilanza sulle società controllate dalla Regione».

Le falle nei controlli

L’attività istruttoria è stata condotta sia con l’analisi di documenti e verbali di riunioni, sia con audizioni dirette di testimoni . Le conclusioni del dossier sono pesanti. «Il sistema di controllo interno della società, delineato dal regolamento di corporate governance , almeno formalmente, appare strutturato e articolato e, tuttavia, nel concreto dispiegarsi dell’attività di controllo, è sostanzialmente inefficace nella prevenzione dei rischi, in particolare quelli collegati alla gestione delle procedure di appalto», scrivono nel documento i membri della commissione d’inchiesta, guidati dal funzionario Filippo Bongiovanni. E continuano: «Benché diversi uffici regionali risultino oggi destinatari di flussi di informazioni di varia natura, non risultano attribuiti correlati oneri di controllo». Al di là del linguaggio tecnico emerge in modo inconfutabile che il sistema di controlli fa acqua da tutte le parti. Sono state attivate procedure di vigilanza interna inefficaci e non sono stati messi in campo gli strumenti di verifiche esterne adeguate. Sono problemi di trasparenza ancor oggi non risolti. Si legge nei documenti: «Le disfunzioni del sistema di controllo, delle quali è concausa la consistente concentrazione di funzioni nella figura del direttore generale, che si sono riverberate negativamente sulla corretta gestione della società, erano state chiaramente individuate dal responsabile del controllo interno, già nel 2007». Allora il compito di verifica era affidato a un professionista, Giuseppe Mario Ruscio, che aveva denunciato: «Vanno ridotti i conflitti nelle attuali posizioni e i ruoli accentrati in capo al direttore generale (Rognoni, ndr ) che portano lo stesso a essere spesso il controllore di se stesso». Dall’anno successivo, il 2008, la funzione di internal audit è stata affidata a un dipendente della società, nello staff dello stesso direttore generale e senza pregresse esperienze in materia di appalti pubblici.

 

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